Policonsumo
Il fenomeno del policonsumo in Italia
Il poliabuso di sostanze è molto diffuso tra i consumatori di agenti psicoattivi. I consumatori abituali di cocaina non fanno eccezione. La cocaina anzi è una tra le droghe d’abuso che maggiormente viene associata ad altre sostanze.
Secondo la Relazione Annuale al Parlamento, nel corso del 2008 si è registrata una forte tendenza al policonsumo, con un’elevata associazione con alcol e tabacco a tutte le sostanze stupefacenti. In particolare, i consumatori di cannabis nel 12,7% dei casi usano anche cocaina, e nel 3,1% dei casi associano eroina. I consumatori di cocaina nell’84,8% dei casi usano anche cannabis e nel 14,6% anche eroina. I consumatori di eroina nel 76,8% dei casi assumono anche cannabis e nel 51,8% consumano contemporaneamente anche cocaina.
Cocaina e cannabis
E’ opportuno evidenziare anche gli effetti che risultano dall’azione combinata, o ravvicinata, di cannabis e cocaina. La vasodilatazione della mucosa nasale indotta dalla cannabis, anche se assunta precedentemente, riduce l’effetto vasocostrittivo della cocaina. Questa azione si traduce in un assorbimento significativamente maggiore della cocaina sniffata. Pertanto, a parità di dose, l’uso combinato di cannabis produce anche nell’assuntore abituale di cocaina effetti incontrollabili poiché il fumo di cannabis aumenta la frequenza cardiaca, incrementa i livelli plasmatici di cocaina, anticipa l’inizio dell’effetto e ne prolunga la durata.
Cocaina ed eroina
L'assunzione di cocaina in combinazione con l'eroina viene comunemente indicata come "speedball". Questa combinazione è ricercata dal consumatore in quanto sembra attenuare la disforia (l’effetto down) che interviene con l’esaurimento degli effetti della cocaina. La cocaina riduce i sintomi dell’astinenza da oppiacei mentre l’eroina può ridurre l’irritabilità tipica dei consumatori cronici di cocaina.
La combinazione cocaina-eroina è tuttavia estremamente pericolosa in quanto gli effetti contrastanti possono mascherare i sintomi di una overdose e comportare rischi fatali di blocco respiratorio e collasso cardiocircolatorio.
Cocaina e alcol
L'alcol aumenta la velocità degli effetti della cocaina, ma rende più difficile controllare la propria aggressività, le proprie paure o ansie.Se assunte insieme, la cocaina e l’alcol aumentano i pericoli correlati a ciascuna sostanza. Il loro consumo contemporaneo può produrre effetti del tutto imprevedibili. I ricercatori, infatti, hanno riscontrato che quando il fegato abbina cocaina e alcol produce una terza sostanza, il coca etilene. Il coca etilene, che agisce con meccanismi farmacologici analoghi a quelli della cocaina, blocca il trasportatore della dopamina aumentando così le concentrazioni sinaptiche di questo neurotrasmettitore nelle vie dopaminergiche del cervello. A differenza della cocaina, la cocaetilene sembra inibire meno marcatamente la pompa di ricattura della serotonina. Le funzioni serotoninergiche controllano, inibendole, quelle dopaminergiche. Se, quindi, l’attività dei sistemi serotoninergici cala, si attenua il controllo e l’inibizione dell’attività dopaminergica. Di conseguenza, aumentando l’attività dopaminergica in misura nettamente superiore rispetto a quella serotoninergica, la cocaetilene possiede un’azione euforizzante più marcata rispetto a quella della cocaina. La maggiore durata degli effetti della cocaina in casi di assunzione combinata con alcol sembra inoltre dipendere dalla lenta eliminazione della cocaetilene dal tessuto cerebrale. La tossicità della cocaetilene è comunque maggiore della cocaina. La cocaetilene possiede potenti effetti cardiotossici, mentre l’accumulo e la lentezza del metabolismo della cocaetilene nel fegato sembrano avere effetti tossici sulle cellule epatiche. Quindi, l’associazione di cocaina e alcol intensifica gli effetti euforici della cocaina e aumenta notevolmente il rischio di morte improvvisa rispetto all’assunzione di cocaina da sola.
Cocaina e anabolizzanti
L’associazione di cocaina e anabolizzanti (in particolare il nandrolone) richiede una specifica considerazione dal momento che l’uso di entrambe le sostanze risulta in forte espansione, soprattutto tra giovanissimi e giovani adulti, giovani cioè entro i 30 anni di età.
Entrambe le sostanze, singolarmente o in combinazione, provocano forti aumenti di aggressività. Una marcata aggressività si produce già a dosi modeste di cocaina, quindi anche in assuntori saltuari, e l’associazione delle due sostanze sviluppa comportamenti aggressivi significativamente più marcati nell’uomo: soggetti con assunzione di dosi medio-alte di cocaina (2 mg/kg peso corporeo) reagivano in maniera molto più aggressiva di soggetti che non avevano assunto la sostanza e ciò indipendentemente dal livello di provocazione che poteva anche essere molto banale. Questi effetti coinvolgerebbero “sistemi neorotrasmettitori” influenzati dalla cocaina la quale agisce sulle stesse aree del cervello, in particolare il sistema limbico, che sostengono comportamenti aggressivi e violenti; secondo alcuni studi le due sostanze, pur avendo caratteristiche molto diverse, hanno siti comuni di azione proprio all’interno del sistema limbico del sistema nervoso centrale.
La cocaina, può provocare colpi apoplettici e gli ormoni sessuali (il nandrolone è un ormone maschile anabolizzante) possono peggiorare le caratteristiche degli attacchi. Questa particolare interazione di sostanze sviluppa effetti avversi sul sistema cardiocircolatorio. E’ noto che la cocaina induce vasocostrizione coronarica, aritmie cardiache e problemi di conducibilità. Gli steroidi anabolizzanti, da parte loro, sono stati associati ad ipertrofia del miocardio e ad ipertensione. Queste concause dovrebbero essere tenute in considerazione anche quando sui campi da gioco o in palestra si verificano improvvisi, quanto inspiegabili, decessi di soggetti giovani e sani.
Cocaina e amfetamina
Anche la combinazione cocaina/amfetamine è estremamente pericolosa, dato che le due sostanze agiscono entrambe potenziando la trasmissione dopaminergica e quindi espongono il consumatore a enormi rischi di overdose con crisi di ansia, panico, deliri, allucinazioni, esplosioni di aggressività.
Cocaina e atropina
La cocaina è una sostanza con azione simpaticomimetica indiretta, cioè determina il rilascio, all’interno dell’organismo, di importanti concentrazioni di adrenalina e noradrenalina, mediatori chimici del così detto sistema simpatico, quella parte del sistema nervoso autonomo responsabili delle reazioni di stress, fuga, allarme, difesa. L’adrenalina e la noradrenalina eccitano sia l’apparato cardiovascolare (aumento della pressione arteriosa, tachicardia) sia quello nervoso centrale (eccitazione, agitazione, delirio, convulsioni).
L’atropina blocca gli effetti della parte del sistema nervoso autonomo chiamato parasimpatico, sistema in continuo equilibrio con quello simpatico e responsabile delle fasi di recupero delle energie conseguenti all’attività del simpatico. Quando il parasimpatico è attivo c’è depressione del cervello (sonno), attività dell’apparato digerente (digestione) e riposo cardiaco e muscolare. Il blocco del parasimpatico da parte dell’atropina inibisce l’attività di riposo indotta dal parasimpatico e sposta l’equilibrio parasimpatico/simpatico in favore del simpatico. Per questo motivo i sintomi sono del tutto simili a quelli che si ottengono con la stimolazione del simpatico (tachicardia, aritmie cardiache, convulsioni).
Cocaina e atropina producono gli stessi effetti su cuore e cervello anche se con due meccanismi diversi. Le loro azioni combinate e sommate sono quindi in grado di determinare gravissimi stati di eccitazione del cardiocircolo (tachiaritmie refrattarie e maligne, ipertensione arteriosa, infarto del miocardio) e del cervello (allucinazioni, delirio, convulsioni).
La pericolosità estrema del cocktail deriva, quindi, proprio da questi effetti di sommazione e di potenziamento reciproco.
La morte può avvenire, quasi sempre, per una tachiaritmia maligna cardiaca (fibrillazione ventricolare, tachicardia ventricolare. Queste aritmie indotte da sostanze eccitanti, anche se tempestivamente trattate con mezzi adeguati (defibrillazione, cadioversione, farmaci) possono resistere alle terapie e condurre la vittima a morte.
FONTI
- Dipartimento Politiche Antidroga, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Relazione annuale al Parlamento sullo stato delle Tossicodipendenze in Italia, 2008
- Progetto Emerging Trends - Istituto Superiore di Sanità
- Hardman, J.G., L.E. Limbird, P.B. Molinoff, R.W. Ruddon, A.G. Goodman (eds.). Goodman and Gilman's The Pharmacological Basis of Therapeutics. 9th ed. New York, NY: McGraw-Hill, 1996
- Ellenhorn, M.J., S. Schonwald, G. Ordog, J. Wasserberger. Ellenhorn's Medical Toxicology: Diagnosis and Treatment of Human Poisoning. 2nd ed. Baltimore, MD: Williams and Wilkins, 1997